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Servizio Sanitario Regione Emilia Romagna
Home > Chiedi all'esperto  >  Uso corretto del servizio  >  Archivio quesiti  >  Quesito di paul 73 del 25/02/2004

Scheda quesito

Nickame:
paul 73
Data:
25/02/2004
Quesito:
Gentile dott. Guaraldi vorrei un'altra delucidazione: 1) in un post sostenete che oltre l'80% delle sieroconversioni vengono individuate al controllo ELISA del primo mese , e oltre il 90% entro un mese e mezzo (6 settimane per la precisione). Allora siccome non sono fesso, e penso che se la differenza tra le due tempistiche fosse veramente di 10 punti percentuali, considerando l'importanza scientifica anzitutto e poi epidemiologica di una diagnosi precoce, le possibilità sono 2. 0 il dato statistico è grossolanamente errato nel senso che un test dopo 30 giorni dal contagio è identico per affidabilità e sensibilità a quello di 45 giorni, nel senso che se è positivo a 45 lo è SEMPRE anche a 30. Oppure da voi e da tutti gli enti specializzati in malattie infettive viene sistematicamente commesso un errore madornale visto che, a quel punto, se le statistiche da lei citate dovessero essere vere con una differenza del 10% che è un enormità, l'indicazione dovrebbe essere dopo una esposizione a rischio: primo test non a 4 ma a 6 settimane già quasi certo al 100% e ultimo a 3 mesi. Dove sta l'errore perchè c'è poco da fare, in uno dei due casi, l'errore ci sta eccome. 2) in una risposta mi dice che un test ELISA negativo a 35 giorni è secondo lei più specifico di una PCR a 14 giorni. Ma in verità io le chiedevo quale dei due fosse più dirimente. O meglio con quale dei due lei, se fosse in tale situazione, si sentirebbe più sicuro?. Grazie la questione del periodo finestra come vede anche dalle richieste degli altri forumisti tiene sempre banco. Forse perchè è la più controversa e onestamente meno chiara. Non crede. Con stima Paolo
Risposta di :
Gentile Paolo, forse la mia mentalità di clinico e non di epidemiologo mi fa compiere errori di statistica che non riesco a intuire. Il messaggio che cerchiamo di dare in questo servizio di web counselling è che il periodo finestra immunologica raramente oltrepassa le sei settimane, comunque non oltrepassa i sei mesi. In base alla nostra esperienza di medici che occasionalmente documentiamo infezioni acute di HIV clinicamente manifeste, talora anche prima ma spesso durante la sieroconversione, abbiamo modo di documentare che l'esposizione al rischio è abitualmente avvenuta entro 4 settimane (nell'80% dei casi) o entro 6 settimane (in oltre il 90% dei casi complessivi che valutiamo). Ritego che quando una persona che abbia avuto un comportamento di rischio singolo ed elevato e abbia sintomi di infezione acuta debba eseguire un test HIV (ed eventualemente una PCR) mentre ha i sintomi. Una persona che abbia avuto un comportamento di rischio singolo ed elevato e non abbia sintomi di infezione acuta debba eseguire un test HIV a distanza di tre mesi dal comportamento di rischio, tuttavia se questa persona in questo periodo di follow up la persone è sessaulmente attiva, al fine di proteggere eventuali partner, è bene eseguire un test HIV anche a 6 settimane dall'esposizione. Nel caso in cui il comportamento di rischio sia avvenuto con un partner sicuramente HIV positivo il follow up va protratto a sei mesi. Ritengo che tutt'oggi il test di screening rimanga il test ELISA. La PCR QUALITATIVA è da riservarsi nella diagnostica precoce delle infezioni acute quando esiste un rischio documentato (partner sicuramente infetto) o nella diagnosi postnatale. Spero di essere stato esaustivo e congruente. Dr. G. Guaraldi