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Servizio Sanitario Regione Emilia Romagna
Home > Chiedi all'esperto  >  Uso corretto del servizio  >  Archivio quesiti  >  Quesito di paul 73 del 09/02/2004

Scheda quesito

Nickame:
paul 73
Data:
09/02/2004
Quesito:
Gentile dott. Guaraldi anzitutto le scrivo per prendere le distanze da quel paul che in un messaggio vi ha apostrofato indecorosamente con un epiteto non tanto carino. Io sono un altro paul e non volevo che si creasse uno spiacevole equivoco, visto che ritengo il vostro servizio eccellente sotto il profilo professionale e umano. la ringrazio per avermi risposto nei precedenti messaggi. Le porgo però altre domande con la speranza di porre argomenti interessanti all'attenzione del forum 1) lo so che la pcr non è un esame di screening, però sta di fatto che i medici quando si pungono con aghi infetti, si fanno sempre questo tipo di controllo per hiv e hcv. In definitiva lei personalmente si fiderebbe di più nell'attesa di ripetere l'esame a 90 giorni, di una PCR negativa a 14 giorni dal presunto contatto a rischio o di un EIA III generazione negativo dopo 35 giorni?. 2) E' mai capitato a Modena e nei centri con cui siete in contatto di avere un esame completamente negativo a 30 giorni che si positivizzasse a 90, naturalmente alludo dal 2000in avanti? 3) Se un test Eia III generazione è negativo a 35 giorni può essere positivo a 50 oppre in questo caso a 35 avrebbe SICURAMENTE dato esito dubbio o indeterminato? 4) Anche un normale EIA di III generazione e non di IV, ricerca il pool di antigeni che lei ha citato? Grazie e buon lavoro.
Risposta di :
Gentile Paul, rispondo al tuo quesito da San Francisco dove è in corso la 11th Conference on Retrovirus e dove ieri si è dicusso, in una sessione dedicata alle infezioni acute da HIV, sull'utilità di eseguire la PCR su pool di sangue per identificare persone infette con test ELISA ancora negativi. Il Dr. Pilcher dell'Univ of Noth Carolina, ha presentato una ricerca eseguita tra numerosi laboratori dislocati in tutti gli USA che hanno testato la la PCR su oltre 117000 test ELISA. La PCR, come peraltro avviene nello screening delle sacche di sangue, non veniva eseguita sul singolo campione ma su un pool di sieri e solo se veniva identificata positiva si procedeva a identificare il campione infetto. Qui emerge il primo problema: dove si eseguiva la campionatura per il pool da testare in maniera manuale si sono verificati alcuni falsi positivi, mentre quando la campionatura avveniva in maniera robotizzata no. Su 117000 test, 755 sono risultati positivi (0,7%). Di questi 23 casi (4%) erano ELISA negativi e quindi erano falsi negativi con il test ELISA. Bisogna però precisare che 13 avevano una sindrome retrovirale acuta in atto (febbre elevata, linfoadenomegalia, rush), altri 9 avevano una manifestazione clinica in atto compatibile con un'altra malattia a trasmissione sessuale, 1 era una donna gravida. L'autore ha concluso brevemente che in alcune circostanze epidemiologiche il test ELISA non è adeguato. Personalmente ho riflettuto sull'argomento. Mi sembra che la conclusione sia un po' sbrigativa e ancora una volta occorra non tenere separata l'esecusione del test dal counselling che prevede anche la valutazione delle condizioni cliniche del paziente. Mi sembra di capire che questi 13 pazienti sarebbero stati comunque consigliati di ripetere il test ELISA a distanza di 1 settimana (questo è il tempo che è intercorso tra la PCR positiva e il primo ELISA negativo). Occorre poi tenere presente alcuni problemi tecnici. In ventri d medie e piccole dimensioni l'esecuzione della PCR qualitativa viene eseguita solo 1 volta alla settimana o ogni 10 giorni, non siste campionatira robotizzata e quindi la campionatura manuale potrebbe davvero portare a parecchi falsi positivi. In conclusione ritengo: 1. il test ELISA rimane il test di screening 2. il test va interpretato alla luce di eventuali manifestazioni cliniche in atto 3 la PCR va proposta esclusivamente di fronte a situazioni ad alto rischio (rischio sessual non protetto con partner sicuramente positivo, scambio di ago infetto) solo se il laboratorio di riferimento è in grado di fornire risposte attendibili in breve tempo. Rispetto ai tuoi altri quesiti - non è veto che gli operatori sanitari che sono esposti a rischio biologico eseguono la PCR (questa procedura non fa parte del nostro protocollo aziendale) - a Modena non abbiamo mai documentato sieroconversioni ELISA oltre il 30 gg dalr ischio - i test ELISA di 3° generazione sono attendibili. Spero di essere stato esauriente. Dr. G. Guaraldi