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Servizio Sanitario Regione Emilia Romagna
Home > Chiedi all'esperto  >  Uso corretto del servizio  >  Archivio quesiti  >  Quesito di Nicodemo del 02/06/2003

Scheda quesito

Nickame:
Nicodemo
Data:
02/06/2003
Quesito:
Sempre in relazione al prelievo da me fatto in Ospedale e di cui vi ho parlato, devo dire che, una volta tornato a casa, avevo per precauzione disinfettato il taglietto (del giorno prima) sulle nocche con dell'acqua ossigenata al 3,6% che fece una schiumettina e che fece arrossare lo stesso. Poi mi sono lavato le mani con acqua e sapone... Il problema é che quella zona della mano era proprio stata a contatto della zona dove il camice era sporto di sangue fresco. Toccando il sangue del camice (ancora fresco) con quel taglietto, e poi usando l'acuqua ossigenata (che provoca magari piccolissime riaperture), potrebbe essere passato del virus dell'HCV o altro? In più ho scoperto che HCV dell'acqua ossigenata se ne fa un baffo! Sono in ansia, a un passo dal risolvere queste ansie sono riapparse tutte con questo nuovo episodio... Non riesco più a fare un tubo e ogni istante ho in mente queste cose, mentre vorrei liberarmene. Le ho provate tutte... I test non servono, se non momentaneamente. Ma poi tutto ricomincia ed é difficile da fermare. Passa il periodo dell'HIV? Verrà quello dell'epatite, e poi cos'altro? Varia tutto, il proprio carattere, le proprie potenzialità umane e mentali. E' come se qualcuno ti "spegnesse" e t'impedisse di andare avanti e di pensare al futuro, perché nel futuro vedi il costante ostacolo di un'ipotetica infezione. Datemi Voi qualche consiglio anche per sapere in cosa sbaglio. Non sono situazioni divertenti, chi non le vive non sa di cosa si tratti e sembra semplicissimo poterne uscire. Ma non é così. Uscire dall'ansia é estremamente difficile. Ci sono momenti di ripresa e momenti di ricadute. A causa sua passi il tuo tempo ad osservare e valutare tutto ciò che ti accade. Ho provato a chiedermi anche perché capitino tutte a me. Mi sono dato una mezza risposta. Questa risposta é che non capitano solo a me, ma a tutti. Solamente che la gente "normale" non se ne accorge o non sta a pensarci su troppo. Per l'ansioso diventa invece un'odissea, diventa l'"Ostacolo", il mulino a vento di Don Chisotte. Adesso la mia paura é fare le cose che devo fare, ho il timore che tra sei mesi m'imbatterò in una brutta sorpresa con un test HCV magari positivo... E tutto per cosa? Per la fobia di andare sempre a fare tests su tests. E cosa ho ottenuto? Forse di mettermi veramente a rischio, perché fare troppi esami, ovviamente, ti espone maggiormente all'errore umano altrui, visto che ti fanno un buco nel braccio e che le norme igieniche non sono ASSOLUTAMENTE così scontate come dovrebbero. Quindi cos'ho guadagnato? Sapete quante volte ho cercato un medico, un infettivologo o un gruppo che mi spiegasse, che parlasse in modo scientifico... Ma non via Internet, intendo da persona a persona. Non é facile trovarne, così come non é facile entrare in un Ospedale a fare domande che per alcuni appaiono "idiote", anche perché alla fine si é coscienti che in un reparto di infettivologia non si scherza e che si possono portare problemi irrilevanti e irritanti, quando invece lì dentro c'é sofferenza. In tutto questo tempo ho vissuto male la mia vita, mi sono ridicolizzato perché l'ansioso, alla fine, finisce per ridicolizzarsi, con i parenti, con gli amici, con se stessi e perde inevitabilmente di credibilità. Mi sono altresì ridicolizzato con Voi medici, gentilissimi sempre, dandovi l'idea di un patofobico, mentre sono convinto di essere una persona con le proprie potenzialità, con una passione per la biologia, la natura etc... A cui piace il discorso scientifico... Ho perso degli amici perché ho pensato solo alle mie preoccupazioni e non ad altro. Posso dire veramente di aver sprecato due anni della mia vita e forse di più. Per cosa? Per niente, perché in questi due anni ho sempre saputo, alla fine, di essere sano come un pesce... E mi rendo conto che invece c'é chi non lo é e che magari vive veramente ogni giorno una tragedia e che magari la vive meglio di me... Ora, con questo ultimo episodio, ho veramente paura. Di fronte al sanitario non ho detto nulla, nonostante avessi il pieno diritto di lamentarmi. Non so perché l'ho fatto, ma forse perché ho pensato "saprà fare il suo mestiere" oppure "mi manderebbe a quel paese...". Quando mi ha preso il braccio facendomelo stendere e appoggiandoselo al camice (sporco), mi sono detto "E' fatta, ci risiamo...". Poi a casa, una ventina di minuti dopo ho fatto la furbata di mettere l'acqua ossigenata sul mio piccolo taglio, riaprendolo, seppur minimamente (forse ha bruciato anche per un po', ma non ricordo)... e visto che il taglio aveva molte probabilità d'essersi appoggiato al camice... Questa é un po' la mia vicenda, che spero possa essere d'aiuto per altri che vivono la mia stessa malattia, ovvero l'ansia. Inoltre spero che questo momento di quasi lucidità mentale possa sempre ricordare a voi medici che potremo (noi ansiosi) anche essere degli eterni rompiglioni, ma siamo anche persone che, semplicemente, cercano un aiuto che, strano a dirsi, é difficile da trovare o che noi non vogliamo vedere. Vi ringrazio per la pazienza che mi avete sempre dimostrato in questo lungo periodo e chiedo scusa di aver interferito così tanto coi propositi di questo sito. Cordialmente Nicodemo
Risposta di risponditore non trovato:
Gentile Nicodemo, scrive di essere in ansia e di non riuscire a liberare la mente dai pensieri relativamente all'aver contratto un'infezione: è costantemente pervaso dall'idea di un'ipotetica infezione e sente che ciò le impedisce di andare avanti e di pensare al futuro. Uscire dall'ansia é estremamente difficile, lo comprendiamo. E siamo d'accordo relativamente al fatto che i test non servono a sedarla, se non momentaneamente. Scrive della sofferenza, di quanta possa essercene in un reparto ospedaliero di infettivologia: dalla sua lettera traspare quanto anche lei stia vivendo in uno stato di sofferenza. Ci chiede consigli e aiuto. Potrebbe rivolgersi ad un psicologico e parlargli di persona della sua ansia e delle sue paure: insieme alle potenzialità di cui scrive e che è convinto di avere, un percorso psicogico potrebbe consentirle di comprendere le motivazioni della sua sofferenza e uscire dalla spirale che la vivere così male. Cordialmente dr.ssa C.Galli