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Servizio Sanitario Regione Emilia Romagna
Home > Chiedi all'esperto  >  Uso corretto del servizio  >  Archivio quesiti  >  Quesito di Caterina del 06/10/2019

Scheda quesito

Nickame:
Caterina
Data:
06/10/2019
Quesito:
Egregio prof Guaraldi, lavoro come infermiera in un ospedale umbro. Facendo un prelievo un po' di sangue del paziente si è come nebulizzato e mi è schizzato addosso ad alta pressione , formando sulla mia divisa, alla altezza di una spalla, una miriade di puntini rossi (circa una decina), ognuno millimetrico quasi come capocchia di spillo o poco più. In ansia mi sono specchiata e non ho visto sangue sul mio volto né sugli occhiali. La mia paura è che una microtraccia di sangue potrebbe essermi comunque entrata in bocca o nel naso od in un occhio anche se, ripeto, non ho visto nulla di macroscopico in faccia. Sia una Dottoressa delle Malattie infettive sia un gentilissimo operatore del TV AIDS DELL'ISS mi hanno detto che non ci si può infettare con microquantita ' di sangue ,anche se visibile , che entri a diretto contatto con una mucosa: avrei dovuto essere imbrattata di sangue o sentirne chiaramente il sapore o essere momentaneamente accecata dallo schizzo. In altre parole doveva realizzarsi una contaminazione massiva delle mucose da parte del sangue perché piccole quantità (gocce o comunque quello che è schizzato sulla divisa) non possono trasmettere HIV. Le affermazioni degli Esperti mi hanno tranquillizzato ma mi piacerebbe conoscere il Suo parere anche per sapere se devo tutelare il mio partner alla luce di questo episodio. Il paziente era negativo alla epatite C ed io sono vaccinata per la B. Grazie infinite per la Sua attenzione.
Risposta di :
Buonasera Caterina, ci parla di una esposizione professionale a rischio biologico. Penso che il rischio potenziale maggiore sia l'esposizione congiuntivale. In questa circostanza più che considerare il volume di contaminazione ciò che mi tranquillizza è il fatto che lei non ha percepito lo schizzo di sangue che inevitabilmente viene percepito. Ritengo pertanto che non sia presente un rischio clinicamente significativo. Ciò non la deve comunque esimere da eseguire i controlli di sorveglianza sanitaria. Cordiali saluti Prof Giovanni Guaraldi