Condividi
Servizio Sanitario Regione Emilia Romagna
Home > Notizie  >  2025  >  Luglio  >  Evidenze cliniche e indicazioni psicoterapeutiche mostrano come sia possibile vivere in modo pieno e consapevole una relazione affettiva e sessuale anche quando uno dei partner è HIV positivo

HIV: relazioni sicure e soddisfacenti anche fra coppie sierodiscordanti

Evidenze cliniche e indicazioni psicoterapeutiche mostrano come sia possibile vivere in modo pieno e consapevole una relazione affettiva e sessuale anche quando uno dei partner è HIV positivo


Lenacapavir è il primo farmaco di profilassi pre-esposizione (PrEP) con somministrazione ogni sei mesi: una svolta nella prevenzione dell’HIV
Ph Toa Heftiba Via Unsplash
 

Le relazioni in cui una persona vive con HIV e laltra no – le cosiddette coppie sierodiscordanti – pongono interrogativi importanti, sia sul piano clinico sia su quello emotivo e relazionale. È possibile avere una vita sessuale appagante senza rischi di trasmissione? Quali strategie di prevenzione e cura mettere in atto? E come affrontare timori e tensioni che questa condizione può, eventualmente, generare?

Oggi la risposta della comunità scientifica è chiara e concorde: sì, è possibile vivere una relazione piena, sicura e soddisfacente anche in presenza di sierodiscordanza, a condizione che siano rispettati alcuni requisiti fondamentali.

«Per vivere una relazione sierodiscordante in assoluta sicurezza è fondamentale una combinazione di elementi: una terapia efficace che porti alla soppressione virale del partner HIV positivo, una comunicazione aperta e, se necessario, luso di strategie preventive come la PrEP per il partner negativo», spiega il dottor Giovanni Guaraldi, medico infettivologo dellAzienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e ricercatore presso la locale Università.

La base clinica è rappresentata dal principio U=U (acronimo di "Undetectable = Untransmittable", ossia "Non rilevabile = Non trasmissibile", ndr): se la persona con HIV è in terapia efficace e la sua carica virale è non rilevabile da almeno sei mesi, non può trasmettere il virus al partner neanche in caso di rapporti sessuali non protetti. Questo concetto, sostenuto da numerose evidenze scientifiche, è diventato uno strumento fondamentale di prevenzione e di empowerment.

Tuttavia, perché tale principio sia valido, è essenziale che la terapia venga seguita con rigore e che la soppressione del virus sia mantenuta nel tempo. Come sottolinea Guaraldi, «la trasmissibilità del virus HIV resta nulla solo se la viremia è stabilmente non rilevabile. Comportamenti sessuali promiscui o la presenza di co-infezioni non influiscono su questo dato, ma possono aumentare il rischio di altre infezioni sessualmente trasmissibili (IST)».

Anche per il partner HIV negativo è indicato un monitoraggio regolare, che può comprendere il test HIV ogni 3-6 mesi e screening periodici per le IST, soprattutto in caso di rapporti con più partner o di comparsa di sintomi sospetti.

In contesti di relazioni non monogame o aperte, la profilassi pre-esposizione (PrEP) rappresenta una risorsa efficace per la prevenzione. La profilassi post-esposizione (PEP) può invece essere utilizzata in situazioni di emergenza, entro 72 ore da un contatto potenzialmente a rischio, ma non è indicata per un uso regolare. «Si tratta di strumenti complementari – chiarisce Guaraldi – da valutare in base al tipo di relazione e al comportamento sessuale».

Un altro tema spesso accompagnato da timori e disinformazione riguarda la possibilità di avere figli. «Con una carica virale non rilevabile e un adeguato monitoraggio medico, è possibile concepire naturalmente senza rischi di trasmissione né per il partner né per il nascituro».

Inoltre, è importante prestare attenzione alle eventuali interazioni tra i farmaci antiretrovirali e altri trattamenti – inclusi anticoncezionali, psicofarmaci e integratori. Per evitare riduzioni di efficacia o effetti collaterali, è sempre raccomandato segnalare al medico tutti i prodotti assunti.

Sul piano clinico, quindi, esistono oggi tutti gli strumenti per vivere in sicurezza una relazione sierodiscordante. Ma questa condizione comporta anche una rielaborazione sul piano psicologico, individuale e di coppia.

Secondo la Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa Rossella Benedicenti, uno dei timori più frequenti riguarda la paura del contagio, che può generare ansia, tensione e momenti di distanza emotiva. «Tuttavia, fare parte di una coppia facilita spesso una spinta fortissima alla cura, alla protezione di sé e dellaltro», osserva.

Nelle prime fasi, le necessarie precauzioni sanitarie – dalluso del preservativo alladerenza farmacologica – possono essere percepite come uninterferenza nellintimità. «Serve un periodo di adattamento, durante il quale alcuni gesti di cura possono pesare come un carico individuale, ma col tempo diventano parte della quotidianità di coppia. Questo processo può anche rafforzare la relazione, trasformando la responsabilità individuale in responsabilità condivisa».

La scoperta della sieropositività può incrinare il senso di fiducia e intimità nella coppia, generando silenzi e distanze, specie sul piano sessuale. Secondo Benedicenti, questa fase è spesso legata alla difficoltà di trovare nuovi modi per condividere lintimità. Tuttavia, coinvolgere attivamente il partner nel percorso di cura – informandolo, partecipando insieme alle scelte terapeutiche – non solo rafforza la prevenzione, ma può anche aiutare la coppia a ritrovare, e talvolta accrescere, la propria complicità.

Un passaggio importante riguarda la comprensione e linteriorizzazione del principio U=U. «Molte persone vivono inizialmente reazioni di ansia, angoscia o persino vissuti di condanna, spesso legati a disinformazione. Serve tempo per elaborare lesperienza e comunicare in modo chiaro e accessibile il messaggio che una sessualità sicura e appagante è possibile anche in presenza di HIV».

La comunicazione diventa quindi uno strumento centrale. «Uscire dalla logica del non dire per non ferire è fondamentale per nutrire la relazione. Parlare, ascoltarsi e accogliere le emozioni dellaltro consente di trasformare la paura in consapevolezza», sottolinea la psicologa.

Infine, resta un nodo culturale da affrontare: «Le coppie sierodiscordanti sono tuttora un tabù. Mancano modelli, riferimenti, linguaggi condivisi. Questo alimenta insicurezze, soprattutto sul piano della genitorialità e delle aspettative di vita. Parlarne pubblicamente è uno strumento fondamentale per ridurre lo stigma e costruire una cultura relazionale inclusiva».

In Emilia-Romagna
, chi vive o desidera intraprendere una relazione sierodiscordante può contare su una rete consolidata di servizi. È possibile accedere a percorsi di supporto psicologico individuale o di coppia presso le ASL territoriali, oltre a ricevere consulenze cliniche e assistenza personalizzata presso gli ambulatori di malattie infettive attivi negli ospedali pubblici.

Per facilitare laccesso alle informazioni, la Regione mette a disposizione strumenti online aggiornati, con materiali divulgativi, contatti utili e orientamento ai servizi attivi sul territorio. Per approfondire questi temi e consultare contenuti specifici, vi invitiamo a esplorare le sezioni tematiche del nostro sito, con informazioni e riferimenti utili per lintero percorso di prevenzione e cura.

Ultima Modifica: 18.07.2025 - 13:34