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Servizio Sanitario Regione Emilia Romagna
Home > Chiedi all'esperto  >  Uso corretto del servizio  >  Archivio quesiti  >  Quesito di Ansiaingravidanza del 05/08/2025

Scheda quesito

Nickame:
Ansiaingravidanza
Data:
05/08/2025
Quesito:
Buongiorno, mi dispiace disturbarvi, ma avrei bisogno di un vostro parere. Sono in dolce attesa, di 13 settimane, e questa mattina mi sono recata in un centro analisi per fare i controlli mensili. Ahimè mi sono accorta di una cosa che mi è sembrata alquanto strana. Ho notato, quando sono entrata, che il supporto in plastica dove vengono inserite le provette (credo si chiami camicia se non erro), era già presente sul tavolo dove mi hanno effettuato il prelievo e, una volta terminato, non è stato gettato ma riappoggiato sul tavolo per il prossimo paziente. È una pratica normale? Onestamente credevo che andassero sostituiti da un paziente all’altro per evitare contaminazioni e infezioni. Sono davvero preoccupatissima. Quando mi sono seduta credevo lo avesse appena aperto, ma quando ho visto che l’infermiera non l’ha gettato e che lo ha riappoggiato sul tavolo sono entrata in paranoia. Ho una paura folle di essermi esposta al rischio di HIV, epatite o altre malattie infettive. Vi ringrazio anticipatamente e vi auguro una buona giornata
Risposta di :
Salve,

può stare del tutto tranquilla: non c’è stato alcun rischio di contagio per HIV, epatite o altre infezioni.

Il supporto in plastica che ha visto (probabilmente un portaprovette o il cilindro dell’ago a farfalla) non entra mai in contatto con il sangue del paziente, ma serve solo come componente esterna per agganciare le provette. Gli aghi e i tubi che vanno a contatto con il sangue sono sempre monouso e vengono sostituiti ad ogni prelievo.

Riutilizzare alcuni componenti esterni (non contaminati da sangue) può far parte di alcune pratiche organizzative, ma non rappresenta alcun rischio di trasmissione infettiva, nemmeno in gravidanza.

Può proseguire serenamente la gravidanza, senza bisogno di alcun controllo aggiuntivo per questo episodio.

Cordiali saluti,
Prof. Giovanni Guaraldi